venerdì 16 maggio 2014

Rughe

Paco Roca ci racconta la storia di Emilio, ex rispettabile funzionario di banca che, soffrendo del morbo di Alzhaimer, viene richiuso in un ospizio per casi gravi da suo figlio. Con un tono poetico, semplice e profondo Roca ci accompagna in un delicatissimo viaggio tra i ricordi di un ormai lontana giovinezza e la nebbia, sempre più spessa e frequente, che la malattia contrappone tra un uomo e la sua quotidianità.




Quando si è giovani la vecchiaia sembra qualcosa di lontanissimo. Io ho 24 anni e spesso la percezione che ho della vecchiaia non è quella di una vera e propria età della vita o parte dell'esistenza di ognuno, ma qualcosa che si lega più facilmente all' "ontologia" di certe persone che mi circondano. Uno stato che per me sembra caratterizzarle da sempre. Per fare un esempio, trovo difficile pensare che la mia adorata nonnina sia stata un tempo giovane, così come la mia vicina di casa o certi miei zii. Chiedendomi il perchè di questa percezione distorta, di questa estrapolazione di una parte così consequenziale della vita umana dal suo flusso continuo, la risposta che mi è sembrata più ovvia risiede, certamente, nella volontà, più o meno conscia, di allontanare la vecchiaia dal mio orizzonte, illudendomi che la forza e l'energia che sento ora possa durare per sempre.
In molte storie l'anzianità rappresenta l'età della saggezza e l'anziano, con il suo vissuto e le molteplici esperienze contenute nei suoi ricordi, è la figura di riferimento per i più giovani. Una figura auratica, quasi sacra. Tuttavia, come tutti noi sappiamo, la realtà è molto più crudele della fantasia. La vecchiaia, infatti, oltre ad essere la sede della saggezza pratica ed esistenziale, è l'inesorabile portatrice di malesseri fisici, di un decadimento progressivo delle forze biolgiche ed emotive e, nei peggiori casi, della perdità di lucidità mentale e l'acquisizione di problematiche psichiche.
Insomma, la vecchiaia ci fa paura. Ci fa paura non solo per i problemi che ho appena descritto, ma anche, e soprattutto, per la solitudine che ne potrebbe derivare. Un anziano va accudito, va aiutato, controllato, curato e spesso il sostegno di cui ha bisogno diventa insopportabile, anche per le persone a lui più vicine, come figli e nipoti. La vecchiaia sembra qualcosa che ci allontana gradualmente dal campo della vita, quello dove servono vigore e forza, quello dove l'azione è ammessa e giustificata dalla possibilità di poterla sostenere, quello dove serve essere "giovani e adulti in salute" per poter giocare la partita.
Per tutti questi motivi, pur non essendo per fortuna la totalità dei casi, ci sono contesti in cui ci si sbarazza dei vecchi, come pesi da gettare in mare, affinchè si possa navigare nel mare della vita più spediti e senza intoppi.
Malessere, pesantezza, solitudine e abbandono. Sono queste le coordinate che ci allontanano dal pensiero della vecchiaia e che portano gli stessi anziani a crogiolarsi nei ricordi della propria giovinezza, quando certe cose si era in grado di farle. Tuttavia, questa via di fuga, non è di certo priva di una certa malinconia, infatti, come viene lapidariamente espresso in un dialogo di "Una storia vera" di David Lynch, alla domanda "Qual è la cosa peggiore della vecchiaia?", posta da una ragazza all'anziano protagonista della pellicola, la risposta dell'uomo è "Ricordare quando si era giovani". Perchè se il presente sfugge, il passato sembra essere sempre lì, a portata di mano a segnare lo scacco, impresso nella mente, più forte della nebbia che progressivamente sembra invaderla. Così è anche per Emilio, l'anziano protagonista di Rughe, splendida graphic novel di Paco Roca, edita da Tunuè.
Emilio ha avuto una bella vita. Un tempo era uno stimato funzionario di banca e viveva con il figlio e la nuora. Un giorno però accade qualcosa che lo porta a finire in un ospizio. Non un ospizio qualunque, ma una struttura abituata a trattare situazioni difficili, una sala d'aspetto per la morte, si potrebbe quasi dire. Ciò che ha portato Emilio in un posto simile è, infatti, un problema non da poco. Emilio soffre del morbo di Alzhaimer.
L'Alzhaimer è una malattia e una condizione esistenziale che Paco Roca ci descrive come una costante fluttuazioni di stati mentali differenti fatti di ricordi, dimenticanze, annebbiamenti, improvvise certezze e spiazzanti illusioni. Paradigmatica, da questo punto di vista, è la scena inziale che apre il fumetto: Emilio, sicuro di sè, riceve due clienti nel suo studio. Sembra lucido e nel pieno delle forze, ma è solo un illusione. In realtà Emilio è a cena con il figlio e in preda ad un attacco di confusione quasi isterica gli ha gettato un piatto in faccia.



Questa è la goccia che fa traboccare il vaso, il figlio, esasperato dalle condizioni di salute in cui versa il padre, decide di portarlo all'ospizio, chiarendo che, per motivi di lavoro, non potrà passare spesso a trovarlo. Non lo vedremo più. Da ora in poi Roca si concentrerà solamente sul nuovo mondo di Emilio, un mondo diverso da quello della quotidianità di tutti i giorni, un ambiente che segue ritmi, orari e logiche totalmente a sè, dove una routine scarna e noiosa sembra essere la protagonista principale.
Emilio sta male e il suo stato di salute peggiora di giorno in giorno, tuttavia le persone che lo circondano non stanno di certo meglio. C'è la signora Rosaria, che sta tutto il giorno seduta vicino ad una finestra credendo di stare sull'Orient Express, c'è Renato che continua a raccontare le sue imprese sportive, c'è Modesto che ha l'Alzhaimer e viene quasi totalmente accudito da Dolores, un'altra anziana signore che ha trovato in lui una ragione per tirare avanti .
Paco Roca descrive con estrema delicatezza e profondità un argomento difficile e complesso, dove il rischio di lasciarsi andare ad un tono patetico e compassionevole era davvero molto alto. I dialoghi sono semplici ed estremamente efficaci nel far affiorare stralci di storie, immagini passate e sensazioni presenti piene di malinconia, ma mai pienamente disperate. Emilio è caratterizzato in modo splendido, Roca ci accompagna con maestria nell'evoluzione della sua malattia e nella corrispettiva presa di coscienza da parte del protagonista.
L'ospizio è un ambiente che presenta costantemente una contrapposizione tra prigionia e libertà. Gli anziani, il più delle volte, non sono autosufficienti, hanno bisogno di una limitazione della libertà per poter essere assistiti, ma, nello stesso tempo, rimane in tutti la voglia di evadere. E' così, che in una della sequenze più divertenti del fumetto, alcuni anziani, tra cui Emilio, riescono a fuggire con un auto. L'esito del tentativo sarà ovviamente tragicomico e di breve durata, ricordandomi quello di "Qualcuno volò sul nido del cuculo", dove i pazienti di una clinica psichiatrica scappano in massa, guidati dall'indomabile McMurphy, finendo, dopo varie peripezie, a girare in tondo in mezzo al mare con un peschereccio.
Tuttavia è proprio il contrasto tra la reclusione e la voglia di preservare la libertà ad esprimersi in tutte le visioni e i tentativi immaginari che assediano la mente degli abitanti di questo piccolo microcosmo e Paco Roca ci mostra costantemente il tentativo di evadere, anche solo con la fantasia, da una condizione fisica e psichica che, pur essendo ormai accettata, risulta essere sempre troppo dura da sopportare, almeno nei casi in cui si mantiene una certa consapevolezza di se stessi.
Tutto quello che abbiamo descritto viene rappresentato attraverso un disegno fluido e abbastanza cartoonesco, che si rivela totalmente funzionale alla narrazione. I personaggi sono sempre ben delineati e differenziati e gli ambienti, pur essendo caratterizzati in modo molto semplice, riescono sempre a creare la giusta atmosfera emotiva. I colori utilizzati sono tenui e delicati, si respira un'aria di lentezza e il tempo della narrazione sembra scorrere lentamente, come le ore tra le monotone attività dell'ospizio. Consigliatissimo.



7 commenti:

  1. Sembra qualcosa di stupendo.
    E' sempre difficile parlare di vecchiaia e malattie in un film o un libro, figuriamoci in un fumetto!
    Qui sembra un capolavoro!
    Lo recupererò

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    1. Sono convinto che non ti pentirai del recupero Marco! Un'opera meravigliosa!;)

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  2. Mi interessa da quando è uscito, ma ancora non mi sento di leggerlo.

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    1. E' un'opera che pur mantenendo un tono leggero colpisce il lettore in maniera molto profonda. Bisogna leggerla nel momento giusto, quindi fai bene a non esserti ancora avvicinata ad essa se non ti senti di affrontare i suoi temi;)
      Grazie per il commento
      A presto!

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  3. Grazie mille per i complimenti Dom, è stato molto difficile cercare di parlare decentemente di quest'opera, così nella prima parte mi sono abbandonato letteralmente alle mie elucubrazioni mentali sulla vecchiaia per cercare di avvicinarmi al tema in modo più sentito possibile. Poi il fumetto in se è un capolavoro e, ovviamente, non posso che consigliarti di recuperarlo al più presto!;)
    A presto!!

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