martedì 30 aprile 2013

American Dust

American Dust

Prima che il vento si porti via tutto
Polvere… d’America… Polvere


"Romanzi del genere li riesci a scrivere solo se hai visto il fondo della sconfitta, o se sei già morto: non sei capace di quella intensità mite, di quella convalescente economia di parole se sei ancora vivo, o vincente. Per urlare così sottovoce, devi essere finito. Allora ti spetta una dolcezza che, in compenso, è infinita". Con queste parole Alessandro Baricco ha cominciato la sua recensione di American Dust e credo che siano profondamente rappresentative dell'aria che si respira in quest'opera.
Richard Brautigan scrive questo libro nel 1982. Negli anni '60 era stato un autore di culto, soprattutto in America e soprattutto nell'ambiente della Beat Generation. Il suo capolavoro "Pesca alla trota in America" ebbe un grandissimo successo, ma nel giro di dieci anni la fama di Brautigan ebbe un calo spaventoso. Libro dopo libro il giudizio di critica e pubblico peggiorò sempre di più e la paranoia, l'alcolismo e la depressione lo attanagliarano in un vortice brutale pronto a spingerlo sempre più giù, fino al suicidio avvenuto nel 1984 con un colpo di fucile calibro 44.
La storia di American Dust è davvero molto semplice. C'è un ragazzino di dodici anni e c'è un lago dove spesso si reca a pescare. Tutte le sere d'estate una strana coppia arriva al lago, scaricano un gran quantità di mobili e tra cui un divano, si mettono comodi e cominciano a pescare. Il ragazzino li vede sempre arrivare dall'altra sponda del lago. Un giorno decide di fare il giro e andare a scoprire chi sono.Tutto qui? Si, ma non proprio.
Nell'arco narrativo e temporale di questo mezzo giro di lago per scoprire qualcosa sugli strani personaggi, ci sta il racconto di tantissime storie ed esperienze, in un certo senso ci sta tutta la vita del ragazzino e non solo.
Brautigan come un regista visionario, compie un'opera di montaggio funambolico, la storia raccontata in prima persona oscilla continuamente dal Brautigan ragazzino, protagonista delle vicende, al Brautigan adulto, narratore onnisciente che si riscopre e rivive di nuovo in prima persona l'esperienze della sua infanzia.
E' un continuo gioco di flashback e flashforward, di rimandi al passato e allusioni al presente. L'autore gioca con i personaggi e con le vicende, le interrompe per poi riprenderle, salta da una storia all'altra con leggerezza ed ironia, per poi ritornare sempre a quel lago, al ragazzino dodicenne e alla coppia di grassoni intenti a scaricare i mobili dal furgoncino. Brautigan ci avvisa sempre sulla strada che sta per prendere, sulla scheggia di esistenza che vuole aprire e noi lo seguiamo senza difficoltà nel viaggio della sua memoria e nelle immagini dei suoi ricordi:  

"Insomma il furgoncino carico di mobili è ancora incollato come una specie di cartolina a quel miraggio che è il passato. Dovrei lasciarli avanzare e prendere il posto che gli spetta sulle rive del lago. I due sono a non più di un centinaio di metri dal lago e basta che li lasci andare perché loro arrivino proprio qui dove sono seduto. Ma per qualche strana ragione non ho intenzione di lasciarli venire verso il lago a scaricare i loro mobili e incominciare quella serata di pesca di un terzo secolo fa. Sono quasi certo che ormai siano morti."

Nei limpidi frammenti di memoria, che lo scrittore fa emergere dolcemente quasi con un amaro sorriso nostalgico, c'è l'America immensa e polverosa del dopoguerra. Un'America lontana dalle grandi metropoli, fatta di laghi, campi, strade deserte, baracche di legno e popolata da personaggi strambi e decadenti, come un  vecchio barbone che passa la sua esistenza scolando bottiglie di birra, che il ragazzino raccoglie per racimolare qualche dollaro e sentirsi "il Rockfeller dei vuoti". Brautigan descrive tutto questo con la semplicità dello sguardo di un fanciullo velato, tuttavia, dalla tenera tristezza e malinconia di un uomo che ha visto il vento dell'esistenza portarsi via tutto: dai suoi sogni, alla sua infanzia e alla sua innocenza.
American Dust è così commuovente nella sua semplicità perché è pervaso da una sincerità strabiliante, da una meravigliosa leggerezza che pesca a piene mani dai ricordi di una esistenza pervasa dal dolore. Un dolore che arriva al culmine nel ricordo dell'amico ucciso accidentalmente nel 17 febbraio del 1948, in un campo di meli durante un pomeriggio di gioco. Dalle pagine del libro, traspare costantemente il terribile rimorso per quella scelta così fatale e allo stesso tempo innocente tra un hamburger e una scatola di proiettili che avrebbe messo fine al bambino che era in lui e avrebbe tormentato per sempre l'uomo che sarebbe stato: 

"Quel pomeriggio non sapevo che la terra aspettava di ridiventare una tomba nel giro di qualche giorno appena. Peccato non poter afferrare il proiettile e respingerlo dentro la canna del fucile calibro 22 perché si riavviti nel caricatore e di lì dentro al bossolo, come se non fosse mai stato sparato o nemmeno mai caricato." 

L'ombra della morte, che come un soffio di vento è pronta a portarsi via tutto e a lasciare solo la polvere, aleggia in tutta l'opera. Tuttavia, l'atmosfera non è mai cupa. Il libro è pervaso da un aura di bellezza cristallina, che si contrappone alla mancanza di senso della vita umana e all'inseorabilità del caso che governa incontrastato le nostre vite, come fossero granellini di sabbia.

Per concludere, American Dust è a mio parere un piccolo capolavoro da leggere tutto di un fiato, scritto in modo magnifico e, come dice Baricco, con "una tristezza che non è mai triste".


domenica 28 aprile 2013

Re della Terra Selvaggia di Benh Zeitlin

Re della Terra Selvaggia di Benh Zeitlin

Un epico rito di passaggio dall'infanzia all'età adulta in un mondo fuori dal mondo

Locandina del film, tratta dal sito: http://spettacoli.blogosfere.it/2013/02/re-della-terra-selvaggia-trailer-trama-e-recensione-del-film-candidato-agli-oscar.html

Ai confini del mondo. Questo il luogo di "Re della Terra Selvaggia" ("Beasts of the Southern Wild", Usa, 2012, 93') il film d'esordio di Benh Zeitlin e della giovane sceneggiatrice Lucy Alibar, uscito il 7 febbraio 2013, candidato a 4 Oscar tra cui quello di miglior film e vincitore della Camera D'or a Cannes. Il Film racconta la storia della piccola Hushpuppy, una bambina di 5 anni che vive con suo padre, il severo ma affettuoso Wink, nella comunità soprannominata la "grande vasca" (Bathtub), situata in una zona paludosa nel grande sud degli Stati Uniti, ma la vicenda di Hushpuppy, suo padre Wink e gli altri abitanti della "grande vasca" potrebbe davvero svolgersi ovunque e in qualunque tempo. Infatti, a parte qualche barca e qualche altro catorcio pseudo-tecnologico, quel loro mondo nello stesso tempo "ai confini e fuori" dal nostro mondo è spaesante e disorientante e ci appare come qualcosa di antico e contemporaneo, di quotidiano e straordinario. Procedendo con la trama, si scopre che Wink ha contratto una grave malattia e intende preparare la piccola Hushpuppy ad una realtà difficile dove non ci sarà più lui a proteggerla. Il sogno di Wink è che la bambina non abbandoni la grande vasca, ma che ne diventi il Re, la creatura più forte. Nel frattempo il Bathtub è minacciato da una grande catastrofe: un uragano di proporzioni bibliche si sta per abbattere su questo luogo e i suoi abitanti. Tuttavia, nemmeno questo pericolo imminente farà abbandonare la propria terra ad Hushpuppy e al suo papà, che resisteranno stoicamente e orgogliosamente in una lotta per la sopravvivenza che assume toni epici. Sulla piccola protagonista e l'intera comunità incombono paure di morte e distruzione che assumono, nella sua immaginazione e nei racconti degli adulti, le sembianze degli Aurochs, preistorici e terribili animali simili ai bisonti delle pitture rupestri, che si risvegliano da un sonno quasi eterno e al galoppo risalgono dalle profondità del tempo. In bilico tra la sopravvivenza e l'annichilimento gli abitanti della grande vasca riusciranno a resistere al caos e a preservare il loro mondo, riuscendo a trovare un equilibrio che assume i toni di un'armonia primordiale con la natura e le sue forze, di cui la piccola Hushpuppy diventa la tenera regina.
Re della Terra Selvaggia è anche, e soprattutto, un viaggio onirico nell'infanzia e nella crescita, nella quale ci si confronta con le proprie pulsioni primordiali, con la propria intimità, con la realtà circostante, con i propri sentimenti e con l'inesorabilità della morte. Tutto questo, nel film di Zeitlin, assume toni surreali e sognanti con le fulminanti visioni di Hushpuppy, che ricordano (soprattutto nelle immagini degli Aurochs) le atmosfere di "Nella terra delle creature selvagge" di Spike Jonze.
Come nella pellicola di Jonze anche qui le creature surreali rappresentano le paure della protagonista ed è necessario che ella riesca ad affrontarle per poter prendere il posto del padre all'interno della comunità. Perciò, in quello che ritengo essere il momento di maggior pathos del film, la bambina si trova di fronte alle spaventose creature, ma avendo già affrontato i suoi timori ed essendosi presa cura del padre ammalato, riesce ad uscire illesa dal confronto, ricomponendo metaforicamente un ordine globale che è prima di tutto una propria presa di consapevolezza interiore.
Il regista trova nei due protagonisti degli interpreti straordinari. Quvenzhané Wallis (Huspuppy) è capace di incarnare la curiosità instancabile, la vitalità, la rabbia pura e la paura sognante di cui solo i bambini sono capaci, mentre Dwight Henry (Wink) è la figura di un padre rigido, sanguigno, affettuoso e orgoglioso che anche nella disperazione rimane profondamente attaccato ai suoi valori e alla sua terra.
Le tematiche del passaggio all'età adulta e dell'interiorizzazione della cultura e delle tradizioni, in questo film raggiungono toni magici e mitici risplendendo di una luce che sembra incorporare l'intera storia umana, abbracciata da Hushpuppy nel suo immaginario racconto per i posteri ("gli scienziati che arriveranno nella grande vasca tra un milione di anni  sapranno di Huspuppy che viveva con il suo papà") e nella sua risposta urlata "io sono l'uomo!" alla domanda retorica di Wink "chi è l'uomo?". La bambina interiore di Huspuppy crescerà e se ne andrà e così anche il suo papà, ma dentro di lei ci sarà abbastanza forza per accettarlo, continuare a vivere e andare avanti.

Immagine tratta dal sito: http://www.spietati.it/z_scheda_dett_film.asp?idFilm=4660
Immagine tratta dal sito: http://www.vivacinema.it/foto/oscar-2013-candidate-come-miglior-attrice-protagonista_6005_29.html

sabato 27 aprile 2013

I sospiri del mio cuore, un ennesimo gioiello firmato Miyazaki.

I sospiri del mio cuore

Pillole di vita vera con il tocco surreale e fantastico del maestro Miyazaki

Immagine del film, tratta dal sito: http://it.wikipedia.org/wiki/File:I_sospiri_del_mio_cuore.png

I sospiri del mio cuore, diretto da Yoshifumi Kondo ed ispirato al manga Sussurri del cuore di Aoi Hiiragi. Nonostante risalga al 1995, in Italia è arrivato recentemente, presentato per la prima volta al Lucca Comix nel 2011. 
Il nome potrebbe certamente ingannare e far pensare ad una pellicola sdolcinata, invece la tematica di fondo è estremamente forte, brillante ed attuale, senza dimenticare la componente poetica, surreale e fantastica. 
La protagonista Shizuku, è una ragazza delle medie con una grande passione per i romanzi. Passa ore ore in biblioteca immersa in storie fantastiche, quando scopre che un nome precede sempre il suo sulla scheda dei prestiti, è quello di Amasawa Seiji. Non può fare a meno di cominciare a fantasticare su questo ragazzo così affine per gusti ai suoi. Grazie alla complicità di un gatto, cicciotto e un pò scorbutico, i due riusciranno ad incontrarsi proprio come in un romanzo. Ma non voglio svelare la storia, poichè merita davvero di essere vista, logicamente i rapporti umani che emergono dal racconto ci sembrano molto distanti sia per l'età della pellicola sia per la lontananza culturale innegabile con il mondo orientale. Tuttavia ciò che è davvero strabiliante in questa storia non è tanto la storia d'amore che nasce tra i protagonisti, infatti non assume un peso preponderante, ma la forza propulsiva dei sogni. I due ragazzi si incoraggiano a vicenda e cercano disperatamente di trovare il loro posto nel mondo o meglio il loro progetto di vita, così Shizuku si dispera nel tentativo di trovare una strada da perseguire, lasciando tutto per trovare le piccole pietre preziose che si nascondono in ognuno di noi, siamo solo pietre grezze che hanno bisogno di tempo per essere affinate e lavorate. 
Altra nota estremamente positiva va riconosciuta alla scelta della colonna sonora, che non risulta qualcosa di scostato dalla storia, ma ne è una parte integrante. Il brano Country Roads di John Denver viene più volte riadattato durante il film e credo che mai prima d'ora una canzone mi è sembrata così affine alla storia raccontata. La stessa protagonista vi è affezionata e per tutto il film scrive e riscrive un adattamento in lingua del brano, non solo limitandosi a tradurne le parole, ma inserendovi i propri sentimenti e facendola sua. Stupendo è infatti il passaggio in cui tutti insieme suonano e cantano la versione del brano adattata da Shizuku utilizzando violino, violoncello, tamburello, flauto ed altri strumenti. 


Immagine tratta dal sito: http://www.screenweek.it/film/25798-I-sospiri-del-mio-cuore/galleria/156478

Per ascoltare la versione italiana: http://www.youtube.com/watch?v=67N8fXmk_KQ

giovedì 25 aprile 2013

Milano design Week: FuoriSalone zona Triennale


Milano Design Week

FuoriSalone: Triennale

Milano, 9-14 Aprile 2013


Meet Design, Around the World, un progetto curato da Francesca Taroni e Ico Migliore, coordinato da Stefania Penzo ed organizzato da RCS. 
Un viaggio tra le abitazioni del mondo, senza scadere nel banale e nello stereotipo, si viaggia attraverso 7 differenti modi di abitare. Le città prese in esame sono Milano, San Paolo, New York, Vienna, Pechino, Tokyo, Parigi e Melbourne. A proposito della mostra la direttrice di Case da Abitare, Francesca Taroni, scrive: "La mostra mette in scena la vocazione internazionale del Made in Italy e la sua capacità di inspirare gli stili abitativi delle grandi capitali del mondo. Dagli stucchi parigini all'essenzialità giapponese, dal modernismo brasiliano al loft di New York, sette scenari domestici selezionati da Case da Abitare dialogano con l'eleganza contemporanea degli arredi italiani. Protagonisti di interni, lounge e spazi verdi a tutte le latitudini"
Camminando attraverso questi spazi, emerge come il design italiano sia un'icona, un vanto per il nostro Paese; un marchio di qualità stimato in tutto il mondo. Anche l'allestimento è davvero accurato, innovativo e stimolante, la comunicazione avviene sui vari livelli, attraverso video, spiegazioni testuali, disegni e rappresentazioni reali.

Around the World, Italia.


Around the World, Melbourne.

Around the World, Melbourne.

JTI CleanCityLab, un contest promosso dalla Japan Tobacco International in collaborazione con Future Concept Lab e con il patrocinio del Comune di Milano. Lo spazio allestitivo presenta i migliori progetti presentati al concorso. Il tema riguarda la progettazione di aree fumatori in grado di non provocare disagi ai non fumatori, che rompano la classica idea dell smoking room odiata dai fumatori stessi. si tratta di voler creare dove fumatori e non possano convivere senza disturbarsi gli uni con gli altri, congiungendo in campo progettuale innovazione, funzionalità, estetica ed etica ambientale; infatti questi progetti non vogliono solo andare nella direzione di un rapporto etico tra fumatori e non, ma anche nei confronti dell'ambiente.
Lo spazio espositivo caratterizzato da luci soffuse e dalla predominanza del colore nero, è organizzato in modo altamente sofisticato dal punto di vista tecnologico, infatti al posto delle didascalie sono presenti degli ipad sui quali trovare tutte le informazioni sui 16 progetti finalisti e sul contest.


JTI CleanCityLab.

Interessante è anche l'opera posizionata al centro della sala di Vicente Garcia Jimenez, rappresentante la città in relazione alle reti digitali. Questi due mondi si sovrappongono in un tutt'uno dove codici, punti e parole scorrono ricordandoci i nostri movimenti e la nostra quotidianità cittadina.


Istallazione di Vicente Garcia Jimenez.


I vincitori di quest'anno sono stati:
1° premio "Non si spegne" di Jaime Linan e Dolores Toboso. 
2° premio "Spira" Di Alexander D'Alessio
3° premio "Drain Away" di Diana Csilla Toth

Il primo progetto consisteva nell'idea di sostituire un comportamento sbagliato diffuso attualmente, ovvero quello di buttare i mozziconi a terra, in un intervento positivo per la città. Essi infatti sono sostituiti da segnalatori luminosi visibili. Sono proprio questi gli argomenti che hanno colpito la giuria e ne hanno determinato la vittoria.
Il secondo classificato, in vece, unisce funzionalità ed estetica progettando una membrana capace di migliorare la condizione dell'aria nelle aree fumatori, fornendo un servizio attivo in termini di comfort ambientale.


Progetto Spira, secondo classificato 2013.
http://www.futureconceptlab.com/jti-clean-city-lab-2013/


HANDMADE, in Hangzhou, questa esposizione è davvero interessante letta attraverso la diffusissima tendenza di ritorno al materiale naturale che ha permeato tutto il Salone e FuoriSalone. Il 2013 è l'anno del bamboo ed in questo allestimento 13 designer propongono oggetti che reinterpretano questo materiale tradizionale applicandolo al design contemporaneo, il risultato è davvero eccezionale. I prodotti hanno forme sinuose ed eleganti, emergono i colori naturali e la leggerezza.

Ren, di Wang Shenghai.

Sheng, di Ding Ning & Xu Yanhui e Bamboo Leaves, di Pinwu.

Cocoon, di Chen Haoru.


Guarda anche: http://www.triennale.it/en/triennale-design-week-2013-en/55-triennale-design-week-2013/2382-rong-hand-made-in-hangzhou-en
http://www.youtube.com/watch?v=QK1FrAP0AGg&feature=youtube_gdata

Su facebook: http://it-it.facebook.com/pages/Handmade-In-Hangzhou/273835896084316?hc_location=timeline

Fare è pensare, allestimento dei lavori di Pierluigi Ghianda, anch'esso mostra una lavorazione del legno facente riferimento alla tradizione del materiale ed al gusto per la finitura.

Alcuni dei lavori esposti, Pierluigi Ghianda.
La mostra Create si sviluppa lungo un percorso in due sale. Il primo impatto si ha con la proiezione di Philippe Stark che narra la storia della flexible Architecture. " Ho scelto di disegnare un prodotto ceramico perchè mi piacciono le belle storie. Immagino il primo uomo, la prima donna che con del fango e dell'acqua miscelati e poi messi nel forno all'improvviso, hanno assistitoal miracolo di questo meraviglioso materiale che prendeva forma. Tutto ciò è fantastico perchè è aristocratico, nobile, perchè è la storia stessa dell'umanità, perchè è l'intelligenza, il genio dell'umanità". 
Nella prima stanza si vedono i prodotti ceramici, mentre nella seconda quasi all'improvviso ci troviamo di fronte ad altre tecniche.

Mostra Create.

Mostra Create.

Ora una breve carrellata di immagini delle opere sparse per l'edificio ed i giardini.

Matrioska Super Hero, Jacopo Foggini.

RENAULT X ROSS LOVEGROVE

Expo 2015: una porta a Milano.

Danish Chromatism, design through colors.
Giardini della Triennale, vista aerea, durante la Milano Design Week 2013.

martedì 23 aprile 2013

Milano Design Week 2013: FuoriSalone zona Centro.

Milano Design Week

FuoriSalone: girando per gli showroom del centro

Milano, 9-14 Aprile 2013

Gironzolando durante il FuoriSalone per le vie del centro, in particolar modo in via Durini, ci si imbatte sempre in divertenti ed interessanti allestimenti ad opera dei maggiori nomi dell'industria italiana nel settore del design. Di seguito ho fatto una selezione degli elementi che mi sono sembrati più interessanti. Meritalia, Porro, Cassina e Poltrona Frau. Avrei voluto mettere anche B&B Italia, ma segue una rigida politica riguardo la diffusione della propria immagine e non è permesso quindi scattare fotografie, anche se i prodotti presentati quest'anno meritavano molto insieme all'allestimento come sempre impeccabile che suscitava un grande interesse. 

Meritalia ripresenta nel proprio allestimento i classici e la collezione di Gaetano Pesce, in particolar modo ho trovato interessante l'utilizzo delle luci e degli specchi, che creavano un ambiente davvero suggestivo e dilatato.


Allestimento Meritalia showroom, Milano design Week 2013.

Particolarmente interessante quest'anno sono state le proposte e  l'allestimento di Porro. Una realizzazione semplice, che riprende gli elementi naturali insieme al verde, ma non in modo pesante ma facendo riferimento alla tradizione ed alla cultura casalinga. (ceramiche, piante aromatiche, sedie impagliate). Molto azzeccata anche l'idea di proporre questi piccoli ambienti su piattaforme mobili, come a dare un'idea di assemblabilità e mobilità degli ambienti domestici aperti e delimitati solo attraverso la dimensione orizzontale.


Allestimento Porro showroom, Milano design Week 2013.

Allestimento Porro showroom, Milano design Week 2013.

Cassina ha la peculiarità di stupire sempre nonostante proponga i classici dei maestri del design e del design italiano, accanto a qualche novità. Inoltre quest'anno ospitava uno degli eventi must del FuoriSalone 2013, infatti per la prima volta un importante nome del mondo della moda ha scelto di ritrarre nelle proprie foto non abiti o modelle, ma poltrone e mobili. Karl Lagerfeld, oltre ad una mostra fotografica già proposta in anteprima a Parigi, firma anche una scenografia decisamente particolare ed accattivante per lo showroom milanese, la quale potrà essere visitata fino alla fine di Maggio 2013.

Per vedere gli scatti: http://www.cassina.com/indexkl_it.html


Allestimento Cassina showroom, scenografia di Karl Lagerfeld, Milano design Week 2013.
Superleggera, Gio Ponti

Allestimento Cassina showroom, scenografia di Karl Lagerfeld, Milano design Week 2013.

Allestimento Cassina showroom, Milano design Week 2013.
Tabouret, le Corbusier.

Allestimento Cassina showroom, Milano design Week 2013.
Componenti assemblabili del prodotto Cassina My Wing del progettista Carlo Ratti.

Allestimento Cassina showroom, Milano design Week 2013.
Dettaglio della trama di My Wing del progettista Carlo Ratti.

Allestimento Cassina showroom, Milano design Week 2013.
My Wing del progettista Carlo Ratti.

Molto innovativa è la scelta allestitiva per lo showroom di Poltrona Frau. Infatti la pelle tipica dei suoi prodotti prende una connotazione nuova e diventa l'elemento fondamentale della scenografia. Recupera la dimensione naturale umana e naturale. All'interno delle tende vengono ricreati degli ambienti a tutto tondo che coniugano colori, oggetti ed accessori ai prodotti esposti; quasi a delineare una personalità, un modo di essere. 


Allestimento Poltrona Frau, Milano design Week 2013.

Allestimento Poltrona Frau, Milano design Week 2013.

domenica 21 aprile 2013

La notte del Drive-in, Joe R. Lansdale


La Notte del Drive-in

Un viaggio allucinante tra i meandri più orrorifici della civiltà umana.

Di Joe Lansdale avevo già letto Mucho Mujo e ne ero stato piacevolmente colpito. Un ottimo thriller-noir, ricco di colpi di scena, pervaso da un humor nero tutto texano e farcito di personaggi carismatici e divertentissimi. Con queste ottime premesse ho deciso di proseguire nella conoscenza della produzione di questo autore e sono stato attirato da quella che Niccolò Ammaniti ha definito come “il vertice creativo della produzione di Lansdale”, ovvero “La notte del Drive-in”.
Quattro ragazzi decidono di passare un venerdì sera al drive-in “Orbit”, il più grande del mondo, a guardarsi cinque classici dell’orrore assieme a qualche migliaio di persone. A metà del secondo film, nel cielo appare una strana meteora sorridente. Inseguito a questo avvenimento, il drive-in viene circondato da misteriose, fittissime tenebre che uccidono chiunque tenti di uscire. Il panico inizia a serpeggiare e dopo giorni senza più cibo e alla mercé di forze soprannaturali, mentre i film dell’orrore continuano senza sosta ad essere proiettati sugli schermi, gli spettatori intrappolati nel drive-in diventano sempre più violenti, feroci, pericolosi e disperati dando inizio ad uno spettacolo di ferocia primordiale.
Questo è lo scenario che Joe Lansdale ci apre davanti agli occhi nel volume “La notte del Drive-in” che comprende i primi due libri del ciclo del Drive-in, scritti tra 1988 e Il 1989, ovvero “ la notte del Drive in” e “ Il giorno dei dinosauri”. Al ciclo appartiene anche un terzo volume, cioè “la notte del drive-in 3-gita per turisti” scritto ben 16 anni dopo il secondo volume.
L’opera di Lansdale ha tutte le caratteristiche di uno orrendo trip sotto chissà quale droga sintetica. È follia pura. Entrambi i libri sono un viaggio onirico, claustrofobico e alienante nella perversione del genere umano. L’autore crea un microcosmo fantastico dove gli istinti primordiali dell’uomo si liberano in tutta la loro violenza creando una sorta di apocalisse tutta terrena. Le atmosfere grondano costantemente orrore e disperazione, le situazioni assumono toni deliranti che tuttavia non possono non riportarci a parecchie dirette riflessioni sulla nostra società e realtà quotidiana.
La scrittura di Lansdale è frenetica e allucinata condita da una costante vena di humor nero e da un tono quasi sarcastico. Il lettore si ritrova immerso in questo mondo dove è impossibile orientarsi, dove le logiche quotidiane sembrano essere del tutto stravolte e nuove leggi fondate sugli impulsi più macabri e sui sogni terribili si instaurano inesorabili.
Delirante, crudo, ironico, questo libro è un vero e proprio viaggio nella deviazione umana, una discesa nell'inferno della civiltà occidentale contornata da una tagliente critica alla società del consumo e alle illusorie speranze religiose. Lansdale non ha paura di portarci all'estremo, di varcare costantemente il limite dell’inaspettato con estrema naturalezza e con l’ironia che lo contraddistingue. È un'opera decisamente non adatta a stomaci deboli. La violenza la fa da padrone e viene presentata in tutta la sua crudezza, ma senza la pesantezza di espliciti giudizi morali. Le immagini si accavallano come in un incubo o in una prolungata e tremendissima allucinazione, esplodono con forza nella nostra mente che diventa quasi uno schermo davanti ai nostri occhi, come quello del drive-in, dove continuano imperterrito a  passare gli stessi 5 B-movie horror. Le azioni sconcertanti, gli eventi cruenti e il sangue umano impazzito scorrono costantemente in una parata di personaggi dementi, folli, violenti e deliranti simile alle immagini di un film del miglior Carpenter o di un Tarantino “fanta-horror”. L’autore gioca e interviene con il suo stile su tutto un immaginario filmico e fumettistico che sembra davvero provenire da una fantasiosa narrazione apocalittica di 4 giovani adolescenti chiusi in un garage un pomeriggio d’estate e lo rende estremamente tangibile. Quasi reale.
La fantasia di Lansdale si spinge davvero al limite massimo e crea personaggi indimenticabili, che si insinuano come belve mostruose nella mente dello spettatore prendendolo per la gola e per la pancia e trascinandolo giù in un baratro dove l’assurdità è la realtà, dove la casualità sembra essere sconfitta da una marmaglia caotica. È tutto un guazzabuglio di forme deformate e mutevoli, con la quale è inutile provare a discutere tentando di dare una spiegazione logica, ma dove si può solo provare a sopravvivere.
In definitiva ritengo quest’opera di Lansdale davvero impressionante dal punto di vista immaginativo e stilistico. È  un’odissea onirica che ti violenta e ti toglie il fiato come un crampo alla gola. A volte la sensazione è quasi quella di una nausea che pervade tutto il corpo. Tuttavia non si può non rimanere attaccati alle pagine, perdersi in tutto quel delirio che incalza furiosamente e ci disorienta mantenendo sempre un certo che di ironico e sarcastico che ci ruba costantemente un sorriso, anche se un po’ amaro.
Tutto ciò che è umano è patetico. La fonte segreta del comico stesso non è la gioia ma la tristezza. Non esiste il comico in paradiso”, scriveva Twain, nel suo “ Wilson lo zuccone”. Questa frase mi sembra particolarmente azzeccata per concludere la riflessione su questa opera di Lansdale. Infatti quella costante risata macabra e ubriaca, quella comicità paradossale che si esprime nelle pagine della “Notte del Drive-in” sembra davvero provenire dalla pateticità della condizione umana, dalla sua intrinseca fragilità e caoticità, dalla ineludibile incapacità dell’uomo di governare pienamente la propria esistenza e di dare una spiegazione a tutto nonostante gli sforzi e la ricorrenza alle più svariate entità governatrici e demiurgiche. Che siano il Dio Cristiano, una razza aliena superiore, il fantasma di Elvis o addirittura, come si ostina a credere Jack (il protagonista del romanzo), gli Dei di serie B alle prese con un film dove siamo tutti attori, sembra non fare davvero  troppa differenza.


Copertina del libro, tratta dal sito: http://www.horrormagazine.it/libri/884/

sabato 20 aprile 2013

Milano Design Week 2013: Fuori Salone presso l'associazione Chiocciola Blu

Milano Design Week 2013: Fuori Salone presso l'associazione Chiocciola 



Passione, Tradizione e ripresa dell'artigianato tutta al femminile. 


Milano, 11-14 Aprile 2013

Durante il FuoriSalone ho visitato diverse zone e parecchi eventi, nonostante in generale l'evento dell'anno in corso sia stato leggermente sotto tono ci sono state sicuramente una serie di iniziative e proposte molto interessanti. Giovedì 11 Aprile mi sono recata presso l'associazione Chiocciola Blu, avevo saputo dell'evento dal sito del FuoriSalone e l'idea di ricreare i quattro elementi della creatività e mostrare creazioni artigianali ed originali nel campo del gioiello di alcune volenterose donne mi aveva incuriosito. Arrivata sul posto ho potuto conoscere di persona le espositrici ed ammirare le loro proposte. Ciò che in generale di queste personalità mi ha colpito di più è la gran voglia di fare e mettere in gioco se stesse, riprendendo da un lato una tipicità italiana alla base del made in Italy, ovvero il gusto per la finitura, per la manualità ed il pezzo unico, dall'altra la rielaborazione della tradizione in chiave innovativa attraverso il materiale, l'accostamento multi-stilistico e sopratutto il contributo personale.

Le creazioni della prima espositrice, Donatella Carlotti,nascono da un'idea venuta in un periodo di carenza lavorativa nel quale pensato di creare dei gioielli a partire dalla semplice gomma. Il risultato è decisamente interessante, rivalutando un materiale semplice presente praticamente nella casa di ognuno di noi crea gioielli capaci di divertire e creare un alone di mistero riguardo la composizione materica e le proprietà fisiche, infatti ad un primo sguardo sembrano composti da reticoli duri come quelli dei coralli. Fondamentale in queste creazioni è il tema della leggerezza, il soft ed anche la matericità, infatti invogliano e stimolano il tatto.


Le Gommose, Donatella Carlotti
Le Gommose, Donatella Carlotti
Fioccarancione di paola Monteleone è un laboratorio creativo che si propone di creare accessori utilizzando materiali non convenzionali ed enfatizzandoli attraverso l'uso del colore. Trovo interessante l'idea di utilizzare il panno per creare accessori eleganti, rivalutando un materiale di solito associato solo ad oggetti ludici o molto "sportivi". Paola crea i suoi accessori partendo dalla consapevolezza che questi sono oggetti d'uso e non solo elementi decorativi o di vanto, stimolando la tattilità. I colori ed i materiali vogliono creare un rapporto con i fruitori, cercando di far ritrovare negli oggetti un pò di sé. Altro aspetto interessante è proprio la manualità che sta dietro a questi pezzi unici che sembrano modellati per le esigenze di tutti.
Fioccarancione, alcuni prodotti.
Link su facebook: https://www.facebook.com/Fioccarancione?fref=ts


Le creazioni mostratemi da Sonia Allocchio mi sono sembrate interessanti perchè recuperano le tecniche di lavorazione del vetro al lume. Soprattutto risulta particolarmente creativa l'idea di commistione materica tra questo materiale che rimanda alla tradizione artigianale veneta insieme alle stoffe morbide, molto moderne e giovanili. 


Creazioni in vetro di murano con tecnica al lume.

Creazioni in vetro di murano con tecnica al lume.

Creazioni in vetro di murano con tecnica al lume.
Link: http://perlealumechepassione.myblog.it/

Per saperne di più sull'associazione culturale che ha organizzato l'evento:
http://www.chiocciolablu.it/index.asp?p=h01&l=h01&a=h03

martedì 16 aprile 2013

Il Giorno della tempesta

Il giorno della Tempesta

Art work realizzato per la copertina da Simone De vita.https://www.facebook.com/pages/Simone-De-Vita/262290063820667

I Nothing Important Happened Today sono un gruppo "post-rock" (è sempre difficile classificare con un'etichetta rigida un gruppo, ma tanto per capirci) indipendente piacentino.
Ho visto nascere questo bellissimo progetto musicale, ho seguito la lavorazione e gli sviluppi dei brani, soprattutto grazie a Daniele mio amico e collega filosofo. Inseparabile compagno di università dei miei anni parmensi, Dani,mi ha sempre tenuto aggiornato sui vari sviluppi del progetto con il suo solito e ammirabile entusiasmo quasi fanciullesco facendomi in qualche modo " partecipare" della sua creatività e della sua passione per la musica. Per questo lo ringrazio molto.
Finalmente il 9 aprile è uscito il loro primo Ep, "Il giorno della Tempesta". Avevo già sentito il gruppo dal vivo e avevo ottime aspettative che ovviamente si sono confermate. Infatti l'ascolto è stato davvero piacevole ed emozionante.
La prima traccia "Ciò che di mio, ora di appartiene" potrebbe essere identificata come un vero e proprio "intro" dell'intero lavoro. Parte piano, con un suono quasi sibilante, che lentamente cresce di intensità, aprendo gradualmente lo spazio a lievi tocchi di batteria che creano un sentimento di attesa. L'atmosfera che si percepisce è quella del "sta per succedere qualcosa", proprio come l'odore e i suoni nell'aria prima di una tempesta.Le chitarre si insinuano dolcemente sul ritmo di batteria e il pezzo prende una piega malinconicamente sognante. Gli arpeggi ci cullano come onde, intervallati solo dalla batteria che continua il suo ritmo. Nella parte finale del pezzo si torna a percepire un suono stridulo di sottofondo, che lentamente si alza andando a coprire gli altri suoni fino a fine canzone. 
La seconda traccia "Il fuoco della verità bruciò fino a cremarci", parte con un ritmo sincopato di batteria che si intreccia dolcemente con le chitarre, l'atmosfera è cadenzata, ma dinamica e fa presagire un cambio di ritmo che effettivamente inizia a farsi sentire dopo il primo minuto del pezzo. Dal sottofondo inizia ad alzarsi pian piano un muro di chitarre distorte, che rende il suono sempre più corposo senza, tuttavia, perdere la melodicità iniziale. Un minuto e mezzo di ascesa continua, dove la tensione dell'ascoltatore viene messa alla prova, i nervi si tendono, i suoni iniziano a stridere, è una barriera quella che si sta alzando davanti a noi, una maschera orgogliosa che non può che cadere per poi sprofondare in un rilassamento che è un vero e proprio sfogo di energia. Il ritmo si fa più lento,il muro sonoro si abbassa fino a scomparire del tutto, parte uno stridulio di sottofondo che esplode improvvisamente come uno spillo cacciatoci a forza nell'orecchio. Sopra tutto questo una voce distorta inizia a recitare qualcosa. E' quella di Toni Servillo, nel suo fantastico monologo tratto da "il Divo" di Paolo Sorrentino:

"Livia, sono gli occhi tuoi pieni che mi hanno folgorato un pomeriggio andato al cimitero del Verano. Si passeggiava, io scelsi quel luogo singolare per chiederti in sposa – ti ricordi? Sì, lo so, ti ricordi. Gli occhi tuoi pieni e puliti e incantati non sapevano, non sanno e non sapranno, non hanno idea. Non hanno idea delle malefatte che il potere deve commettere per assicurare il benessere e lo sviluppo del Paese. Per troppi anni il potere sono stato io. La mostruosa, inconfessabile contraddizione: perpetuare il male per garantire il bene. La contraddizione mostruosa che fa di me un uomo cinico e indecifrabile anche per te, gli occhi tuoi pieni e puliti e incantati non sanno la responsabilità. (...) Roberto, Michele, Giorgio, Carlo Alberto, Giovanni, Mino, il caro Aldo, per vocazione o per necessità ma tutti irriducibili amanti della verità. Tutte bombe pronte ad esplodere che sono state disinnescate col silenzio finale. Tutti a pensare che la verità sia una cosa giusta, e invece è la fine del mondo, e noi non possiamo consentire la fine del mondo in nome di una cosa giusta. Abbiamo un mandato, noi. Un mandato divino. Bisogna amare così tanto Dio per capire quanto sia necessario il male per avere il bene. Questo Dio lo sa, e lo so anch'io." 

la voce di Servillo aumenta sempre più di tono, la rabbia sembra salire, la tensione raggiunge di nuovo livelli altissimi,lo stridulio sotto la voce non basta più a contenere tutta l'energia che si sta sprigionando e allora ecco di nuovo un muro di suoni che lentamente si alza accompagnato dalla batteria che intona una marcia dai toni quasi guerreschi.Tutto questo è davvero fantastico.

la terza e ultima traccia è quella che da il nome a tutto il lavoro, ovvero "Il giorno della tempesta" e rappresenta forse, con i suoi dieci minuti abbondanti, il culmine di tutto il lavoro.
Si comincia con un dolcissimo arpeggio che stempera la notevole tensione accumulata alla fine del secondo pezzo, accompagnato sempre ottimamente dalla batteria che scandisce un ritmo ipnotico. Il ritmo si fa lentamente più frammentario, si incrina e si velocizza, si sente qualcosa che sta e deve uscire, gli intrecci delle chitarre si fanno sempre più corposi ed ecco di nuovo che un muro di suoni ci invade accompagnato da una voce che sembra un urlo in lontananza, un boato dai limiti dell'universo che ci avvolge e ci spinge sempre più lontano. I suoni continuano ad accavallarsi, l'atmosfera si fa quasi onirica e di nuovo si partecipa ad un ottimo climax ascendente che finisce poi per smorzarsi tornando ad un suono più semplice, più lento, ma è solo un momento di riposo. Infatti, come un vascello in preda al sali e scendi continui delle onde di un oceano in burrasca, la canzone risale subito. Le chitarre tornano di nuovo a darci dentro così come la batteria, sul sottofondo si sentono suoni striduli e distorti che continuano ad intrecciarsi, è un odissea di forze che continuano a smuovere il nostro orecchio e le nostre emozioni verso itinerari differenti. Poi di nuovo un cambio. L'atmosfera si fa improvvisamente più cupa negli ultimi tre minuti del pezzo. La batteria e le chitarre producono un motivo dall'aura sacrale, una voce inizia a recitare. Sembra davvero di sentire un monologo di una voce cosmica, un'entità che non ha corpo, un vento universale di parole e suoni che lentamente si fa più intenso fino ad esplodere. La voce inizia a urlare, il suo suono si fa rauco e acuto, le chitarre tornano ad intrecciarsi, creano un podio sulla quale innalzarsi, è un volo verso l'alto, non ci si ferma più. E' il punto di massima tensione, il climax che ci aspettavamo.
In definitiva credo che questo primo Ep dei Nothing important happened Today sia un lavoro meraviglioso. I pezzi salgono sempre gradualmente creando nell'ascoltatore un costante stato di attesa, portando la tensione ad un limite che risulta quasi insostenibile per poi esplodere in un suono liberatorio, che ci da l'impressione di volare in spazi cosmici attraverso l'intreccio costante delle chitarre e un muro di suoni che è paragonabile quasi ad una forza naturale (la tempesta) che si prepara, ci da le sue avvisaglie, si sfoga in tutta la sua potenza e poi ci riporta alla quiete.

L'Ep è scaricabile gratuitamente su:
http://nothingimportanthappenedtoday.bandcamp.com/

Si possono ascoltare anche su:
http://www.youtube.com/user/NIHTmusic

Oppure puoi seguili sulla pagina Facebook:
https://www.facebook.com/pages/Nothing-Important-Happened-Today/346564818697383?fref=ts


venerdì 12 aprile 2013

Milano Design Week: Hybrid

Milano Design Week 2013

Statale di Milano: Hybrid architecture & design

Istallazioni intorno ad uomo, architettura, design, tecnologia ed ambiente

Milano, 8-21 Aprile 2013

In via Festa del perdono 7 sono state inaugurate in occasione della Design Week, una serie di istallazioni, che rimarranno in loco fino al 21 Aprile.  L'evento patrocinato dal comune di Milano ed EXPO 2015 nutrire il Pianeta, presenta una serie di istallazioni architettoniche e di design che promuovono l'incontro tra differenti culture e nuove tecnologie. Tecnica ed ambiente si incontrano, cercando di mostrare una via futura di progresso, dove classicità e tradizioni incontrano innovazione e tecnologia nel rispetto dell'ambiente e dell'uomo. 
Noi proponiamo una carrellata delle istallazioni presenti e che ci hanno in qualche modo colpito.

Hooked Up, progetto di Dean Skira, con iGuzzini

Il progetto è incentrato totalmente sulla luce, questa collega l'interno e l'esterno di una struttura a doppio tronco di piramide. I tagli verticali ed orizzontali permettono alla luce naturali di entrare nella galleria bianca creando colonne intangibili proiettate. L'utilizzo del bianco enfatizza la luce, protagonista dell'istallazione e le ombre. 

Hooked Up, Dean Skira.

Hooked Up, Dean Skira.
The view, progetto di Luca Sacchetti, con Wolf Haus

Questa galleria si propone come un punto di contatto tra interno ed esterno, consentendo inoltre un'inedito punto di vista sul cortile seicentesco. La struttura è realizzata interamente con riciclabile, attraverso i pannelli prefabbricati in legno sono sperimentate differenti finiture.

The View, Luca Sacchetti.

The View, Luca Sacchetti.

The View, Luca Sacchetti.

Sguardi Indiscreti, progetti di Michele De Lucchi, con Safilo.

Attraverso questa casetta con travi e montanti di abete lamellare, De Lucchi esplora le potenzialità del confronto tra classicità e tecnologia. I basso rilievi classici, infatti, spuntano tra gli elementi lignei; alcuni presentano la possibilità di spiare nel cuore tecnologico dell'opera attraverso gli occhiali dei volti classici. I filmati presenti all'interno riguardano la costruzione degli occhiali e le lavorazioni inerenti. 

Sguardi Indiscreti, Michele De Lucchi.

Sguardi Indiscreti, Michele De Lucchi.
Beyond the Wall, di Daniel Libeskind, con Cosentino group.


"L'architettura è un linguaggio capace di raccontare la storia dell'anima". L'istallazione si basa sulle infinite possibilità della spirale, si protende verso il cielo attraverso piani che si innestano gli uni negli altri. Il rivestimento in quarzo speciale, il quarzo batteriostatico Silestone, propone un moderno concetto di piastrella con motivi geometrici frattali che richiamano la Sezione Aurea.

Beyond the Wall, Daniel Libeskind.
Aria Pura, di Mario Cucinella, con Marazzi.

L'istallazione riproduce una macchina sperimentale, nel cui interno è ricreato un microambiente di aria purificata. Vuole ricreare un viaggio sensoriale al suo interno di ritorno all'incontaminato ed alla purezza attraverso un ambiente minimale e specchiante.


Aria Pura, Mario Cucinella.

Aria Pura, Mario Cucinella.
Moduloibrido, di Simone Micheli, con Aqua Industrial group, Glip, Zambogroup.


Il progettista cerca di costruire un modulo sperimentale, ibrido ed espandibile. All'interno esplora nuove possibilità date da materiali non convenzionali e progetti impiantistici di ultima generazione. (LED, condizionamento, trattamento acque, ecc.)

SenSai, di Archizero, con Franchiumberto Marmi.

L'istallazione si ispira al principio giapponese dell'armonia in cui convivono massa e leggerezza. Le rocce sono presentate come le offre la montagna e si ricerca una relazione naturale tra le linee, i piani, i vuoti ed i pieni. In generale emerge e predomina la natura del materiale, insieme alla ricerca dell'armonia, della tranquillità e degli equilibri naturali. 


SenSai, Archizero.

SenSai, Archizero.


SenSai, Archizero.
Golden River, Speech Tchoban & Kuznetsov e Marco Bravura, con Arch-Skin.

Due elementi longilinei si avvicinano senza toccarsi, a formare un arco. Entrambi sono rivestiti con un mosaico dorato e decorati con i blocchi di vetro residui dei crogioli nelle fornaci veneziane. Il tentativo dei progettisti è di fondere arte, architettura e design in un'unica entità.


Golden RiverSpeech Tchoban & Kuznetsov e Marco Bravura.

Golden RiverSpeech Tchoban & Kuznetsov e Marco Bravura.
Transition, di Autoban, con Deborah Milano e Gruppo Pozzi.

Una coppia di portali dell'Università Statale di Milano sono decorati con 30000 rossetti, le confezioni, piccoli oggetti ricercati di design contemporaneo, si integrano nell'architettura classica dell'edificio, generando una nuova entità architettonica. Un portale analogo si trova anche presso lo store Deborah Milano in C.so Buenos Aires 58.

Transition, Autoban.

Transition, Autoban.
Success in progress, di Decò Ter, con Regione Lombardia.

In quest'area sono esposti 40 prototipi, progettati da designer under 35 per gli ambiti del commercio, turismo ed arredo urbano e realizzati da aziende lombarde. Le idee che ne scaturiscono sono estremamente interessati, si mira a creare prodotti ecologici, funzionali e spesso ludici, ponendo l'accento sui materiali, l'innovazione e spesso anche sulla semplicità. 
Vorrei proporre una carrellata di alcuni dei prodotti esposti che a mio avviso risultano estremamente azzeccati. Le ragioni delle mie scelte sono molteplici e riguardano sicuramente le linee utilizzate, i materiali ,le tecnologie e la funzionalità, ma penso che i prodotti più interessanti siano quelli che attraverso elementi semplici ed intuitivi riescono a rispondere al meglio alle esigenze funzionali della vita contemporanea. 

Alter Ego, di Daniel Traverso.
Questo espositore è contraddistinto da un bassissimo impatto eco-ambientale; infatti è riutilizzabile e riciclabile al 100%. Inoltre è realizzato in RE-BOARD e montato totalmente a secco.
Formalmente è costituito da due parti opposte ed identiche che si incontrano ed incastrano a formare i singoli vani, simboleggiando le polivalenti personalità che convivono in ognuno di noi.  
Girando-Là, di Leyla Aloisi.
Girando-Là costituisce un arredo urbano multifunzione, può infatti essere utilizzato come ricovero per le bici, ma anche come seduta e rest-point, dove chiacchierare, leggere e rilassarsi. Propone un modo versatile di vivere l'arredo urbano, configurandosi inoltre come punto di ritrovo. Inoltre è davvero semplice da configurare, basta ruotare, alzare o abbassare il disco girevole. Inoltre un cappellino luminoso dotato di pannello solare termico integrato garantisce il comfort di questo oggetto ambientale anche nelle ore serali.
Acqua Elsa, di Marco Colombo.
Rappresenta un'interessante reinterpretazione della bottiglia d'acqua attraverso una soluzione che pone l'accento sull'ergonomicità e l'ottimizzazione spaziale.
LineoBreak, di MORFEMAARCHITECTS-Simone Natali.
Rappresenta un sistema di design per l'arredo urbano, semplice e flessibile. Permette al cittadino di orientarsi nella complessità degli spazi pubblici e di interagire con esso. Può infatti presentare sedute, fioriere, cestini per l'immondizia o spazi pubblicitari, questi elementi vengono creati semplicemente dalla variazione di andamento degli elementi tubolari.
Eco-Benches, di Stefano D'armento.
Una soluzione d'arredo urbano costituita da binari componibili in modo da formare differenti configurazioni, sui quali scorrono elementi di seduta, cestini o fioriere. Fortissima è l'interazione che questo prodotto crea con il fruitore, infatti diventa quasi un gioco quello di muovere e configurare l'ambiente. Questo progetto è inoltre sensibile al tema dell'ecologia, utilizzando come materiale, gomma riciclata, derivante da pneumatici dimessi. 
Is not easy, di Laura Gironi.
Elemento espositivo, realizzato in materiale riciclato e riciclabile come bancali, bamboo e cartone.

Ipercubo+, di  Andrea Valentini.
Sistema di moduli componibili. Attraverso l'uso di dischi magnetici integrati i singoli elementi possono essere facilmente composti, configurati ed integrati con elementi accessori compatibili. 
Success in progress.

Questi sono solo alcuni dei prodotti proposti; per saperne di più e vedere tutti i prodotti proposti:
http://www.deco.regione.lombardia.it/home

Inversion, di Steven Hall, con Pimar, Teuco Guzzini e Ferragamo Parfums.

Nel cortile dell'Università sono state posizionate 6 sculture di pietra leccese tagliate digitalmente. Le forme corrispondono rispettivamente ai blocchi cavi e pieni, inoltre grazie all'utilizzo degli specchi d'acqua si possono percepire nuovamente invertiti. Riusciamo così a scrutare queste forme da differenti punti di vista e a collegare i pieni ed i vuoti non solo come presenza o mancanza, ma in relazione.