lunedì 1 aprile 2013

Absence of subject

Mostra "Absence of subject"

Somoroff rilegge Sander

Locandina della mostra.
Tratta dal sito: http://www.michaelsomoroff.com/?ac=current

Fino al 7 aprile la fondazione Stelline di Milano ospita la mostra "Absence of Subject" che mette in relazione uno dei più grandi fotografi del secolo scorso, ovvero, August Sander (Herdorf, Germania, 1876 - Colonia, 1964) e il fotografo americano contemporaneo  Michael Somoroff (New York, 1957). La mostra, curata da Julian Sander (nipote del grande August) e Diana Edkins, presenta in tutto 40 fotografie di Sander tratte dalla famosa serie "Uomini del Ventesimo secolo" e 41 fotografie e 6 video di Somoroff. L'intervento artistico di Somurov consiste nella modificazione digitale delle immagini di Sander alle quali viene tolto il soggetto che, come suggerito dal titolo stesso della serie da cui le immagini sono tratte, sembra rappresentare il fulcro principale del lavoro del fotografo tedesco. Con la sua operazione, Somoroff vuole farci notare la bellezza e il valore estetico e tecnico delle fotografie di Sander anche in assenza del soggetto. Tuttavia l'intervento artistico del fotografo americano non si riduce solamente ad una valorizzazione della perizia artistica e tecnica dell'opera di Sander, ma apre ad una riflessione filosofico-estetica di grande spessore. Le immagini di Sander sono spesso guardate per i loro soggetti. I personaggi delle sue fotografie sono caratterizzati da una grande espressività emotiva e riassumono quasi in maniera simbolica l'essenza di un intera classe sociale. A cosa porta, dunque, l'operazione di Somoroff?
In primo luogo, come è stato già accennato, ci fa notare la grande forza espressiva delle immagini di Sander anche in assenza del soggetto. In secondo luogo decostruisce un impostazione quasi archetipa del nostro sguardo sul mondo, ovvero la divisione di piani tra un soggetto percepito e focalizzato e uno sfondo retrostante che passa "inevitabilmente" in secondo piano. Le foto di Somoroff ci presentano una visione totale, dove lo sfondo, magistralmente ricostruito, diventa l'intera foto, il suo unico contenuto. L'immagine si autosostiene, il nostro sguardo è di nuovo costretto ad abbracciarla tutta, senza divisione di piani, senza la possibilità di far risaltare un soggetto piuttosto che un altro, è un operazione "quasi orientale". infatti si potrebbe dire che riporta la nostra percezione ad una integrità che non è tipica dello sguardo occidentale e della sua tendenza ad evidenziare un dualismo costante tra un soggetto e lo sfondo, spesso percepito come qualcosa che si applica a qualcos'altro, quasi per sovrapposizione. Somoroff ci restituisce, quindi, il ruolo decisivo dello sfondo portandoci ad una visione d'insieme dell'intera immagine.
Le foto sono disposte sui due lati della sala, da una parte quelle di Sander e dall'altra parte quelle di Somoroff. L'allestimento, scelto da Julian Sander, punta, più che sul confronto diretto tra i due autori, su un percorso interno agli autori stessi basato sui contenuti e le corrispettive reazioni emotive che le immagini suscitano nello spettatore. Si va quindi dalla semplicità delle figure contadine, all'austerità e severità degli uomini di affari e di legge, alla cristallina tristezza di un pasticcere vedovo, alla fiere espressioni di fatica dei lavoratori più umili fino all'eroismo espresso dai reietti della società, magistralmente esemplificato da due bambini ciechi intenti a leggere.
Nonostante la scelta dell'allestimento punti più sul "lato emotivo" delle fotografie che sul confronto tra i due autori e quindi le immagini non sono rispettivamente disposte l'una di fronte all'altra (quella di Sander e la corrispettiva elaborata da Somoroff), il visitatore una volta compresa la natura dell'operazione di Somoroff è portato naturalmente al confronto tra l'immagine con il soggetto e la sua corrispettiva che ne è priva.
Al piano inferiore, come parte finale della mostra, altre sei opere di Somoroff, ovvero sei immagini tra quelle esposte al piano di sopra, magistralmente animate dallo stesso fotografo americano. L'aggiunta dell'animazione (un "vento digitale" che fa muovere le tende di una sala vuota, piuttosto che una porta o l'erba di un campo) porta nello spettatore un ulteriore senso di straniamento per la mancanza di un soggetto agente alla quale di norma applichiamo il movimento e l'azione. Il sentimento che si percepisce in questi video, così come il alcune foto del piano di sopra, è quasi un senso di desolazione e smarrimento che ci porta subito ad un'estetica della morte. Gli ambienti sembrano essere lasciati da ogni forma di vita, eppure emanano un aura di eternità, simile ad effigi funebri.
In generale la mostra, offre un'ottima possibilità di vedere delle fotografie stupende, di grande valore artistico, tecnico e storico come quelle di Sander e inoltre permette di confrontarsi con un'operazione tecnico-artistica davvero interessante come quella di Somoroff che solleva molteplici riflessioni dal punto di vista estetico, tecnico, espressivo e filosofico.


Artisti di circo, August Sander/Michael Somoroff, 1926/2007
Tratta dal sito: http://www.rollingstonemagazine.it


Per maggiori informazioni:
http://absenceofsubject.com/
http://www.rollingstonemagazine.it/cultura/foto-cultura/august-sander-e-michael-somoroff%E2%80%A8-absence-of-subject/

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