Sono venuto a conoscenza di Tom Gauld qualche tempo fa
imbattendomi, per caso, in una vignetta condivisa su Facebook da uno dei miei
contatti. Un incontro casuale con un’immagine, qualcosa che, nell’epoca dei
social e dell’estrema viralità dei contenuti, ci accade continuamente e che,
come altrettanto spesso succede, si trasforma spesso in qualcosa di più di una
ricondivisione o un passivo “like”.
Con Gauld è stato amore a prima vista. Ovviamente non sapevo
ancora chi fosse quando ho visto l’immagine, ma ho immediatamente pensato che
chiunque l’avesse realizzata fosse un genio.
Stile minimale e accattivante. Un omino sulla parte destra
che vola con un jetpack dal design quanto mai infantile e amatoriale esclamando
“Siete solo invidiosi del mio zaino a razzo”, mentre, in basso sulla parte
sinistra, tre omini dall’aria triste guardano in basso, bofonchiano qualcosa.
Letteratura di fantascienza e letteratura seria. Con una sola immagine, diretta
come uno spot pubblicitario, prettamente inglese nella sua ironia e pungente
quanto basta, viene riassunta la capacità della letteratura di fantascienza di
liberarsi dalle briglie della tradizione per creare mondi fantastici e, nello
stesso tempo, viene sbeffeggiato tutto il popolo di scrittori, lettori e
pseudoletterati snobboni che la fantascienza non la considerano nemmeno. Sul
mio viso si è subito disegnato un sorriso di approvazione. Geniale.
A questo punto approfondire su chi fosse l’autore era qualcosa di obbligatorio. Scoprii presto che si trattava del nostro Tom Gauld e, dopo aver fatto un po’ di ricerche, ricordo che non riuscivo a capacitarmi di come avessi fatto a non fare prima la sua conoscenza. Infatti, il signore in questione, scozzese, classe 1976, da oltre otto anni realizza ogni settimana una striscia per l’inserto Saturday Review del Guardian, il quotidiano più importante d’Inghilterra. Andando sul suo sito, ho fatto scorrere il suo portfolio e ho trovato le sue creazioni di un acutezza e di un efficacia davvero straordinari.
A questo punto approfondire su chi fosse l’autore era qualcosa di obbligatorio. Scoprii presto che si trattava del nostro Tom Gauld e, dopo aver fatto un po’ di ricerche, ricordo che non riuscivo a capacitarmi di come avessi fatto a non fare prima la sua conoscenza. Infatti, il signore in questione, scozzese, classe 1976, da oltre otto anni realizza ogni settimana una striscia per l’inserto Saturday Review del Guardian, il quotidiano più importante d’Inghilterra. Andando sul suo sito, ho fatto scorrere il suo portfolio e ho trovato le sue creazioni di un acutezza e di un efficacia davvero straordinari.
Dal cinema ai videogiochi, dalla letteratura di genere alle
opere classiche, dalla società alla politica, dalla musica alla religione:
nessun tema può sfuggire al sottilissimo sarcasmo british del fumettista
scozzese. Concisa, educativa, a tratti nichilista, variegato mix di piani e
tradizioni culturali diverse, l’opera di Gauld , si inserisce a pieno tra i
migliori esempi di commistione creativa in salsa pop. E’ così, dunque, che
leggendo le sue vignette ci imbattiamo in Tom Waits, piuttosto che in Jane
Austen, James Joyce o Martin Amis, ma
anche in Batman, Frankestein, Robots di ogni tipo, Chtulu o dinosauri . C’è
tutto quello che una striscia contemporanea dovrebbe avere, sia dal punto di
vista dei contenuti che dell’immaginario richiamato. Si mischiano gli ambiti e
i riferimenti, si gioca con gli stereotipi e il non sense.
Finalmente, grazie a Isbn Edizioni, una parte delle
creazioni di Tom Gauld sono approdate in Italia, raccolte in un volume dal
titolo Siete solo invidiosi del mio zaino
a razzo, uscito lo scorso 13 Marzo, che seleziona alcune delle strisce
uscite sul Guardian.
Consiglio a tutti di visitare il suo sito per rendersi conto
dell’intelligenza e della creatività della sua produzione, sperando vivamente
che sia un colpo di fulmine come lo è stato per me.