giovedì 29 maggio 2014

Il corvo






"Ero un incurante teenager che non aveva pagato l'assicurazione dell'auto. La polizia locale conosceva bene la mia macchina, dunque chiamai "la ragazza che era Shelly" e le dissi : "Tesoro, perchè non passi a prendermi? Non mi posso permettere un'altra multa ora". Fu uno di quei momenti in cui la tua vita cambia irrimediabilmente per nessuna data ragione...Una serie di scelte che traballano e cadono come un domino, portandolo a conseguenze irrimediabili. Mentre prendeva l'auto per venire a prendermi fu investita da un guidatore ubriaco e uccisa su colpo. Ma nella mia mente, per qualche motivo irrazionale, ero io il responsabile".


Con queste poche e semplici parole, James O'Barr descrive la tragedia che gli ha cambiato la vita. Una ferita di una profondità indescrivibile, di quelle che arrivano fino alle viscere della coscienza, stravolgendo ogni tipo di pensiero razionale e portandoti giù, in un baratro che sembra non avere un fondo. Tutto si smaterializza e perde significato. C'è solo dolore e rimpianto.
Durante l'infinita caduta in quell'abisso O'Barr poteva solo gridare il suo dolore, farlo sgorgare copioso, come sangue da un taglio in mezzo al cuore, che non può cicatrizarsi. Il risultato di questa materia malleabile, fluida come impeto poetico e rabbiosa come la violenza più passionale, è una creatura tanto oscura e cruenta quanto delicata e romantica. Tutto questo, e tantissimo altro, è Il Corvo, un cult del fumetto indipendente, ispiratore di un film maledettamente leggendario e icona della cultura e dell'estetica dark wave anni '80. Un'opera che trasuda intensa disperazione ed esprime un'immaginaria voglia di vendetta, ma anche una celebrazione dell'amore e della sua immensa dolcezza.
Nel 2013, in occasione del 25° anno dalla sua pubblicazione, Edizioni Bd ha pensato bene di riproporre il fumetto di O'Barr in una bellissima edizione completamente rinnovata e io, finalmente, mi sono procurato il volume. Ovviamente, senza bisogno che lo dica io, l'esperienza di lettura de Il Corvo è qualcosa di straordinario.


La trama dell'opera è molto semplice. Eric e Shelly, due giovani fidanzati innamoratissimi e prossimi alle nozze, sono vittima di un' aggressione ad opera di 5 sbandati. Shelly verrà stuprata e uccisa davanti agli occhi del ragazzo, che sarà a sua volta colpito con un proiettile di pistola alla testa. Mentre i suoi occhi, vitrei e impotenti, assistono alla barbara violenza sulla persona da lui amata, Eric viene avvicinato da un corvo, che gli dice di non guardare. Miracolasamente il ragazzo si salva, protetto proprio dal corvo, simbolo, allo stesso tempo, di morte e resurrezione, traghettatore di anime nell'aldilà, ma anche accompagnatore terreno di quelle che, a causa di un dolore troppo grande, non riescono a trovare pace nel trapasso. Al risveglio dal coma Eric decide dunque di lanciarsi in una terribile vendetta contro chi ha ucciso la sua ragazza, spezzando per sempre il loro amore.
Il soggetto, come si può notare, non sembra essere nulla di particolarmente articolato e originale, ma quello che fa la differenza ne Il Corvo è come il tutto viene raccontato.


Partiamo inanzitutto dall'ambientazione. Ci troviamo in una Detroit che più oscura non si può. La città è costantemente immersa in una cappa buia e fumosa, i palazzi si ergono inquietanti e mal ridotti, tutto sembra scricchiolare, sembra di sentire un aria umida e malsana, mentre le strade pullulano di sporcizia e gente senza scrupoli. Dappertutto si respira un'atmosfera di decadenza, violenza e corruzione. In questo scenario da brividi vaga Eric, caratterizzato da un corpo sgraziatamente scultoreo, con un lungo pastrano di pelle nera e la faccia dipinta modi Pierrot. Subito dopo aver incontrato Eric, nella sua forma di "Angelo della Morte" e aver vagato per un poco nelle piovose strade di Detroit, ci rendiamo conto di una sorta di dicotomia che accompagnerà tutta la vicenda e caratterizzerà la stessa psicologia di Eric. Il protagonista, infatti, sarà l'artefice di una vendetta implacabile, feroce e quasi sadica, nel suo costante approccio ironico e verboso con le proprie vittime, ma sarà anche una figura romantica, atta a struggersi continuamente nelle immagini dell'amore perduto e nel tenero ricordo dei piccoli momenti quotidiani passati con Shelly. In questo modo, i costanti flashback della vita di Eric e Shelly, assumono un'aria onirica e sognante, diventando la sconfinata celebrazione dell'amore più ideale e puro, un santuario dove il protagonista si rifugia, danzando e piangendo, ben lontano dalla nichilistico sarcasmo che lo accompagna nella sua missione. La rievocazione costante dell'amore passato, pur essendo molto romantica e dolce, non è mai melensa, perchè si sente quanto sia sentita dall'autore. Non si percepisce artificiosità, ma solo tanto sentimento, provato sulla pelle e impresso con gesti delicati su carta.


Se Eric è un personaggio che conserva sempre una certa dualità (struggimento e sarcastico nichilismo, dolcezza e violenza), i suoi avversari sono persone incredibilmente monodimensionali, sono l'espressione di una violenza insensata, del vizio umano inestirpabile, della devianza sociale e della perversione. Volgari, violenti, drogati, folli e scellerati, come se ogni aspetto popolare ed estremo della nefandezza sociale urbana fosse in loro incarnato, degni figli e abitanti della Detroit da incubo tratteggiata da O'Barr.
Oltre alla caratterizzazione psicologica dei personaggi, un altro elemento che fa della tecnica narrativa adottata ne Il Corvo qualcosa di estremamente interessante è il massiccio uso di citazioni. In primis sono presenti i cosidetti "poeti maledetti", in particolare Baudlaire e Rimbaud, ma anche esponenti del mondo della musica e della corrente dark wave degli anni ottanta, veri e propri interlocutori privilegiati di O'Barr e colonna sonora ideale de Il Corvo, come Joy Division e The Cure. Le poesie e le citazioni musicali non hanno solo il compito di spezzare la narrazione, ma contribuiscono ulteriormente a farci entrare nella testa di Eric e, corrispettivamente, in quella di O'Barr stesso, partecipando delle parole che gli scorrono in testa e delle note che ispirano i movimenti del sua mano.


Passando quindi all'aspetto prettamente grafico dell'opera Il Corvo, risulta essere caratterizzato da un segno tanto impreciso quanto espressivo. I corpi risultano sempre sgraziati e le prospettive sono traballanti, innaturalmente oblique, ma tutto risulta estremamente efficace ai fini della comunicazione emotiva. La mano di O'Barr sembra guidata da un istinto nervoso capace di placarsi solo nelle parti di ricordo, dove disegna le scene più dolci fra i due innamorati. A questa dualità corrisponde anche una profonda differenza nella colorazione: negli sfondi cittadini e nelle violente scene d'azione a farla da padrone sono un nero intenso e l'uso ruvido dei retini per dare carica espressiva a situazioni e personaggi, mentre, nei flashback, i toni sono molto più sfumati e ovattati, descrivendo un'idilliaca atmosfera di armonia.
Per concludere, Il Corvo è molto di più di un'icona di una generazione e di una particolare atmosfera culturale tipica degli anni '80. E' una storia universale, capace di emozionare ancora chiunqe, anche a distanza di 25 anni dalla sua prima pubblicazione. O'Barr ha dato vita ad un'opera che ha a che fare con sentimenti viscerali come il dolore per la perdita di una persona amata, la voglia di vendetta, la difficoltà di perdonare e perdonarsi, senza morire nel rimpianto per ciò che sarebbe potuto essere, ma non è stato.

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