Prendete uno dei più importanti grafici contemporanei,
Milton Glaser, mettetelo insieme a Mad
Men, una delle migliori serie tv in circolazione e agitate per bene. Il
risultato di questo cocktail micidiale, manco a dirlo, non potrà che essere una
locandina pubblicitaria devastante.
Ebbene si, Milton Glaser, l’inventore del logo I Love New York che spopola su milioni
di magliette, del logo DC Bullet,
utilizzato dalla Dc Comics dal ’77 al 2005 e dello storico poster del Greatist Hits di Bob Dylan del ’67, ha
realizzato la locandina per la settima (e ultima?) serie di Mad Men, che debutterà il prossimo 13
Aprile per la rete americana AMC.
Colori acidi, linee morbide e motivi floreali. Un groviglio
sinuoso di onde cromatiche che vanno a delineare un profilo greco di donna, con
gli occhi chiusi, davanti ad un fluttuante bicchiere di vino. L’Art nouveau
incontra l’atmosfera lisergica e psichedelica della fine degli anni sessanta.
L’impatto visivo è accecante.
Sopra questo tripudio di forme e colori, nella parte alta
della locandina, si staglia la scritta “Mad Men”, con il caratteristico font
squadrato e la contrapposizione tra bianco e rosso. Nella parte inferiore,
invece, ecco apparire l’immagine che identifica la serie: la sagoma di Don
Draper, in rigoroso bianco e nero, con il braccio appoggiato allo schienale
della poltrona e la mano che mollemente sostiene l’immancabile sigaretta. Un
ritorno a casa. Una sicurezza per riprendersi dal trip percettivo della parte
centrale.
Come nel famoso manifesto del ’67 dedicato al menestrello di
Duluth, Glaser, gioca con la contrapposizione, quasi ossimorica, tra una sagoma
nera, delineata solo nei suoi tratti identificativi e una matassa di colori che
vanno a formare un'altra parte dell’immagine. Ecco, allora, che i ricci di
Dylan diventano nuvole fantasiose, guardiani simbolici di una mente geniale e
produttiva che fa da contraltare al profilo serio del cantante, rivolto verso
il basso, enigmatico, come il suo contraddittorio personaggio. Allo stesso
modo, Don Draper, ci da le spalle, non ci mostra il suo sguardo, vediamo solo
la sua sagoma, il suo guscio nero. Tutto quello che è davanti a noi sono i
mirabolanti anni ’60 di Madison Avenue e una figura scura che li attraversa,
partecipandovi e, allo stesso tempo, essendone distaccato.
Guardando questa immagine a confronto con quella del ’67, ed
essendo un fan sfegatato di Dylan e un buon appassionato di Mad Men, ci sono due domande simili che
mi riecheggiano in testa: Chi è davvero Dylan? Chi è davvero Don Draper?. Sono
convinto che questi due poster siano così efficaci percettivamente perché
riescono ad interpretare, attraverso la
contrapposizione di cui ho parlato, l’ambiguità strutturale dei due personaggi
in relazione alla loro manifestazione pubblica e interiore. Dylan non è un
cantante folk, non è un cantante di protesta, non è una rockstar, non è un
poeta, non è il portavoce di una generazione, non è sincero né falso. Non è il
diavolo né l’acqua santa. E’ una voce mistica, che comprende ogni genere di
contraddizione e che sguazza nell’enigmaticità della sua produzione. Allo
stesso modo, Don Draper, è un personaggio travagliato, contemporaneamente
simbolo di sicurezza, con la sua parlata ammagliante e il suo ruolo di
pubblicitario di successo, ma nasconde in se una miriade di identità in
conflitto tra loro, di dubbi e dilemmi morali. Non è l’immagine dell’uomo in
carriera pienamente felice del suo successo, ma, allo stesso tempo, è la piena
incarnazione pubblica di questa stessa
immagine.
Credo che rispondere alle due domande che mi sono posto sia
praticamente impossibile e per fortuna che è così. La complessità di Mad Men viene proprio dalla caratterizzazione estremamente
stratificata dei suoi personaggi e la grandezza di Dylan deriva
dall’impossibilità di etichettare la sua figura e la sua arte. Milton Glaser,
con due semplici immagini, due poster, è
riuscito a rendere l’idea di questa complessità confermando a pieno di essere
uno dei più grandi del suo campo. Se si potesse giudicare un libro dalla
copertina sarei tentato di dire che l’ultima serie di Mad Men sarà stupenda, ma
purtroppo, come tutti sappiamo, non è così e quindi bisognerà aspettare di
vederla sperando che sia all’altezza dell’immagine che la presenta.
Mi piacciono queste cose, quando grandi artisti lavorano per promuovere capolavori visivi.
RispondiEliminaSuccede raramente però...
Già purtroppo si, però quando succede sono fenomeni davvero interessanti da analizzare, anche perchè si portano dietro un sacco di collegamenti e riflessioni incrociando la produzione dell'artista con il contenuto specifico dell'operazione in questione;)
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