Negli ultimi sei mesi, la Sergio Bonelli Editore, ha fatto parlare di se soprattutto per Orfani, serie a fumetti creata da Roberto Recchioni ed Emiliano Mammuccari e arrivata, ormai, al suo sesto numero. Orfani ha certamente rappresentato un evento mediatico dirompente. Essa, infatti, oltre ad essere la prima serie interamente a colori della casa editrice milanese, è stata presentata come una vera e propria svolta nel panorama del fumetto italiano da edicola. Sulla natura di questa svolta l’opinione pubblica e la critica si sono, ovviamente, spaccate in due. C’è chi crede che la serie, con la sua fantascienza “leggera”, il suo taglio fortemente cinematografico, la sua spiccata dinamicità narrativa e d’azione e il suo costante richiamo all’universo videoludico, rappresenti un prodotto di qualità, capace davvero di portare una boccata d’aria fresca ad una proposta ormai impantanata da troppo tempo sugli stessi temi. C’è chi, invece, ha arricciato il naso, denunciando la mancata rivoluzione e la mediocrità del lavoro. Su questo frangente io ho le idee abbastanza chiare: ho preso tutti e sei i numeri di Orfani e, pur non credendo assolutamente che sia un capolavoro né un instant cult, l’ho trovato un fumetto di buona qualità che ha saputo intrattenermi e coinvolgermi a dovere. Non so quale sia la svolta che ci si attendeva, ma, considerato il formato e il target a cui si rivolge il progetto, credo che Orfani sia un buon tentativo di smuovere le cose. Orfani e giudizi personali a parte, è chiaro che la Bonelli stia cercando di imboccare la via del cambiamento e per farlo non si affidi solo ai lavori e alle parole di Recchioni, ma anche all’ideazione di nuovi progetti e al lancio di nuove pubblicazioni.
Proprio da questo punto di vista, pochi giorni fa (21 Marzo),
è uscita in tutte le edicole una nuova serie intitolata Lukas, disegnata da Michele Benevento e sceneggiata da Michele
Medda. Se in Orfani a farla da
padrone sono le atmosfere fantascientifiche rese con colori brillanti dal
grande impatto percettivo, con Lukas
torniamo ad un avvolgente bianco e nero che delinea un cupo scenario urban
fantasy.
In una città buia e caotica, non distante dagli scenari di
una metropoli contemporanea, si trova a vagare Lukas, un “ridestato”, una sorta di zombie cosciente, un non-morto,
mentalmente lucido come un vampiro e fisiologicamente affamato di carne umana.
Lukas, dopo essersi improvvisamente risvegliato da una tomba, non ricorda nulla
di come ci sia finito dentro ed inizia, così, a muovere passi improvvisati
nelle vie cittadine in cerca di risposte. Il suo percorso si incrocerà molto
presto con quello di altri personaggi dando luogo ad una serie di eventi che
permetteranno l’introduzione di individui in qualche modo coinvolti con il suo
passato.
Della trama non si può dire molto altro. Questo primo
numero, infatti, si presenta come una sorta di introduzione sul personaggio
protagonista, un essere che si muove nel mondo come uno straniero
dall’ontologia ambigua in cerca di indizi che possano far luce sulla sua
identità. Siamo sicuramente di fronte ad un albo che punta ad incuriosire,
dando appuntamento ai lettori alle uscite successive e, per questo, risulta
praticamente impossibile e prematuro esprimersi in un giudizio sulla trama.
Quello che però si può dire è che, nonostante il contenuto
prettamente “fantasy-horror” del lavoro, sia la narrazione sia i disegni
puntano ad un estremo realismo. Le illustrazioni di Benevento presentano
scenari urbani animati, brulicanti di persone e particolari. Ho trovato
l’atmosfera simile a quella che si può trovare in certi film di Carpenter, dove
in uno spazio che sembra del tutto reale e simile al nostro, si scatena
l’orrore di qualcosa che sembra appartenere ad un’altra dimensione. Medda, invece,
si affida a dialoghi semplici e scorrevoli oltre a fare un uso massiccio di
didascalie in terza persona, quasi una voce narrante che accompagna Lukas nelle
sue peregrinazioni, descrivendo i suoi pensieri e gli ambienti che attraversa.
Su questa soluzione dello sceneggiatore ho letto parecchie critiche. Esprimendo
un parere prettamente personale, io ho trovato questa scelta tutto sommato efficace. E’ vero che il
fumetto si avvale di una forte componente visuale e molte sensazioni dovrebbe
cercare di esprimerle attraverso le immagini, mentre, le didascalie in terza
persona, danno al tutto un’aria romanzesca,
tuttavia, credo che comunicano bene l’effetto di straniamento del protagonista.
Quindi, non lo vedo assolutamente come un problema.
Lukas, come impostazione e temi proposti, non è sicuramente
nulla di innovativo. Tuttavia, a mio avviso, grazie alla fortissima tendenza al
realismo dei due autori, mixata ad un immaginario horror che per certi versi si
discosta dagli stilemi più classici del genere, può essere considerato un lavoro
discretamente interessante, anche se, dato il taglio “da serie tv”, bisognerà
aspettare le successive “puntate” per farsene un’idea più precisa.
Sono curioso di vedere altro su quest'opera.
RispondiEliminaHo sentito molti pareri, sia positivi che negativi.
A me è piaciucchiato, ma non posso giudicare un opera solo dal primo volume :)
Anche io sono nella tua stessa posizione Marco, come credo si veda nell'articolo. A me è, tutto sommato, è piaciuto come primo volume. Ero partito con pessime aspettative e invece mi sono ricreduto. Ora bisogna vedere come prosegue per potersi davvero sbilanciare sulla qualità del lavoro. Vorrà dire che ci riaggiorneremo quando uscirà il secondo volume!;)
EliminaNon so, al momento non mi ispira.
RispondiEliminaAnche a me non ispirava inizialmente, l'ho preso così, senza nessuna pretesa. Poi però mi son ricreduto;)
Elimina