Joe R. Lansdale fa un salto indietro al 1933, portandoci nel suo amato Texas alle prese con la grande depressione e tirando le fila di una caccia serrata sulle orme di uno spietato serial killer. Il tutto visto dagli occhi della memoria di un ragazzino ormai vecchio.
Polvere, paludi, boschi. Un'estate torrida e polverosa, sempre pronta ad essere scossa da violenti temporali. Un'affresco d'America con le sue superstizioni e le sue paure. Tra l'ignoranza della massa e la buona volontà di chi, malgrado tutto, cerca di mettercela tutta per cambiare le cose, anelando a quella giustizia che sembra una cosa così lontana dalla civiltà degli uomini, quanto quelle sperdute terre nel remoto sud degli Stati Uniti.
Se, come ha detto Steinbeck, il Texas è uno stato mentale, quando partecipo di questo stato c'è solo un nome che riempie la mia mente, quello di Joe R. Lansdale. Per me leggere il buon vecchio Joe è un pò come tornare a casa dopo un lungo viaggio. C'è quello stile inconfondibile, che hai già imparato ad amare, con tutte le sue peculiarità, le sue espressioni, le sue immagini e i suoi temi in cui non puoi fare a meno di ritrovarti e sentirti al sicuro perchè, in qualche modo, sai già che non potrà deluderti. Così, infatti, è stato con "In fondo alla palude" l'ultimo libro dell'autore americano che mi è capitato di leggere.
La vicenda si svolge nel 1933 a Marvel Creek, una piccola cittadina nel pieno del Texas orientale. La grande depressione fa sentire il suo peso sulla Nazione a stelle e strisce e il Sud, sfondo del romanzo, si presenta come un luogo arretrato, aspramente rurale e attraversato da violente tempeste di sabbia che ne hanno devastato i raccolti.
In questo periodo si svolge l'infanzia di Harry, un vivace e curioso pre-adolescente, che ama passare le lunghe gionate estive sul fiume pescando e cacciando scoiattoli nei boschi limitrofi, in compagnia del suo fido cane Toby "il miglior cacciatore di scoiattoli della zona". I due sono accompagnati di buona lena dalla sorellina di Harry, Tom, che condivide con gioia le loro attività. Una sera, tornando verso casa, scoprono nelle terre basse, in bilico tra la vegetazione rigogliosa e l'intricata palude, il cadavere di una donna nera precedentemente torturata e seviziata. Questo sarà l'inizio di una appassionante indagine, che avrà protagonista, oltre ai due bambini, anche loro padre, Jacob, barbiere, agricoltore e tutore locale della legge insieme a tante altre figure secondarie tra le quali spicca sicuramente quella delle nonna. L'omicidio della donna di colore scoperto da Harry e Tom è solo il primo di una lunga serie di efferati crimini e piano piano si delinea l'immagine di un vero e proprio mostro responsabile delle atrocità. Dall'immagine superstiziosa dell'uomo-capra, essere leggendario che ha venduto l'anima al diavolo, si arriverà a quella più razionale di uno spietato serial killer che non si fermerà davanti a categorizazioni come razza, colore ed età nella scelta delle sue vittime.
In fondo alla palude è un thriller mozzafiato, la vicenda riesce a coinvolgere fin dalle prime righe e presto ci troviamo a porci gli stessi interrogativi dei protagonisti e ad arrovellarci il cervello su chi possa essere l'autore della serie di omicidi che sta sconvolgendo Marvel Creek. L'avventura tratteggiata da Lansdale, tuttavia, pur avendo un impianto thrilleristico, è molto altro e molto altro. Inanzitutto è un racconto di formazione. Il giovane Harry vive un'estate "alla Stand By Me" e dal primo ritrovamento del cadavere, passando poi per le indagini insieme al padre e tutte le complicazioni emotive, culturali ed esistenziali che se ne seguono, vivrà il suo passaggio ufficiale all'età adulta. L'uscita dalle illusioni dell'infanzia segue il filo conduttore della narrazione, portando dalle terrorizzanti fantasie sull'uomo capra alla reale follia del serial killer. Altro elemento fondamentale, tipico nella narrazione dell'autore americano, è la grande attenzione per le dinamiche sociali. Qui si è calati in un tempo ormai lontano della storia americana, ma che ha lasciato segni indelebili sul presente. Lansdale ci parla di razzismo, di discrimanazione e violenza e lo fa con la solita sincerità e semplicità che non lascia spazio a sentimentalismi di sorta. Linciaggi, pestaggi e insulti sono frutto dell'ignoranza della gente che preferisce rinchiudersi nell'odio comune che protegge e trova un colpevole facile, piuttosto che assumersi la responsabilità di cercare e di interrograsi. Tutto questo ci è sbattuto in faccia senza fronzoli, Lansdale firma pagine nere e crudeli, aiutato dalla solita sua proverbiale simpatia per le atmosfere pulp, ma anche da una profonda consapevolezza delle radici che affondano nella sua terra, il Texas, quel paese torrido e immenso che trasuda da ogni pagina dei suoi libri.
Tutti i personaggi presentati vengono tratteggiati con amore e dedizione dall'autore che li accompagna all'interno della vicenda, svelandone i particolari e gli aneddoti e dando vita ad un collage di esistenze che si intrecciano e si sfiorano, come granelli di polvere sospinti dal vento impetuoso delle immense lande d'america. In linea con questa tendenza risulta essere azzeccatissima la scelta di affidare degli intermezzi narrativi al presente a Harry, ormai vecchio e confinato in una casa di riposo, per poi passare al ricordo di quest'ultimo che svolge la vicenda vera e propria. Inoltre, in conclusione del romanzo, Lansdale ci fornisce una rapida carrellata di immagini che fanno da cesura tra la vecchiaia presente di Harry e l'intenso ricordo di quest'estate, riassumendo le vite di tutti personaggi presentati ed esprimendo con sentita malinconia la sensazione dello scorrere del tempo e, con esso, anche la passione della giovinezza. Il legame di Harry con quell'estate assume il significato del punto cruciale di un'intera esistenza, che se fosse circolare, ora che sta volgendo al termine probabilmente tornerebbe in quei boschi, con il fiato corto a cercare il killer con suo padre.
Per concludere, In fondo alla palude è un thriller validissimo, capace di tenere alta la tensione fino alla fine della lettura, scritto con uno stile semplice e crudo, ma altrettanto accattivante. E' un potente affresco d'America alle prese con un periodo difficile come quello della depressione con le sue paure, i suoi pregiudizi e i suoi umili abitanti, che non può non colpire nel segno per sincerità e forza di coinvolgimento.
Per me uno dei Lansdale più intensi e commoventi, soprattutto nel finale.
RispondiEliminaTolta la saga di Hap e Leonard, forse il mio preferito del buon Joe.
Sono perfettamente daccordo con te. Un'opera di un'intensità davvero stravolgente, sia nella sua parte action-thrilleristica che nello spaccato d'america che ci fornisce. Tolta la saga di Hap e Leonard, credo che, insieme alla Notte del Drive In, sia anche per me il mio libro preferito del buon Joe.
EliminaAvevo letto qualcosa che mi era piaciuto di Lansdale, ma i thriller non sono il mio genere.
RispondiEliminaLansdale ha uno stile davvero unico. Se avevi già letto qualcosa di suo e ti era piaciuto, questo non ti potrà deludere!;)
EliminaPotrebbe essere bello anche il perido descritto!
RispondiEliminaE' davvero bello anche il periodo descritto infatti!;) Lansdale ci mette un sacco di passione e viene fuori un meraviglioso ritratto americano. Le luci e ombre di uno dei periodi più significativi dell'America del secolo scorso.
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